Legambiente Marche e il suo Circolo Legambiente "Azzaruolo" di Jesi continuano a essere sempre più che convinti che il Piano Energetico Ambientale Regionale sia l'unica scelta praticabile per lo sviluppo complessivo del nostro territorio.
L'Associazione è molto critica sul modo in cui Regione Marche e altri soggetti istituzionali hanno gestito la questione Eridania-Sadam sia per la riconversione del sito di Fermo che per quello di Jesi non coinvolgendo minimamente le associazioni ambientaliste.
Dalle informazioni apprese dai giornali e pur consapevoli della situazione delicatissima per la chiusura degli zuccherifici Legambiente è particolarmente preoccupata perché:
1) La centrale a biomasse non aiuta il territorio e non risponde alle esigenze dell'agricoltura ma 'coltiva' il contributo pubblico importando la maggior parte della biomassa da bruciare.
Infatti il progetto presentato dal gruppo Eridania-Sadam non segue le indicazioni del PEAR perché prevede l'importazione della maggior parte delle biomasse.
Secondo Legambiente il fulcro del PEAR (che è anche la ragione per cui Legambiente continua a sostenerlo) sta nella filiera corta. Infatti la soluzione ideale per la nostra regione è quella di realizzare piccoli impianti distribuiti nel territorio che bruciano biomasse prodotte in loco sottraendo il meno possibile terreno al food (bruciando prodotti derivanti dalla manutenzione del patrimonio boschivo, dall'utilizzo della rotazione in agricoltura...) Questo disegno di riconversione importa invece quantitativi enormi di biomassa di dubbia provenienza, trascurando le conseguenze sociali ed anche economico-territoriali.
2) Teleriscaldamento industriale e civile per ridurre le emissioni nel territorio.
Ritiene pregiudiziale, indipendentemente dalle dimensioni dell'impianto, che la Regione e gli enti locali esigano l'utilizzo totale del calore prodotto attraverso il teleriscaldamento ad uso industriale e civile (non come è accaduto fino ad oggi sia alla Turbogas di Jesi sia a Falconara all'interno della raffineria Api dove un quantitativo enorme di acqua calda continua a finire in mare).
Pertanto per Legambiente il calore prodotto dall'impianto deve essere totalmente utilizzato per aumentare l'efficienza e per ridurre le emissioni complessive nel territorio.
3) La centrale ricade nell'Aerca (Area ad elevato rischio di crisi ambientale).
L'impianto si colloca in un'area ad elevato rischio di crisi ambientale (Aerca) dove i livelli di inquinamento dell'aria quest'anno hanno già superato i valori previsti dalla legge. Quindi qualsiasi ulteriore impianto si andrà a collocare dovrà migliorare nel complesso la situazione e non appesantirla né sotto l'aspetto delle polveri sottili né sotto quello dell'inquinamento generale.
Legambiente chiede infine alla Regione di aprire sin da ora un tavolo di confronto vero con tutti i soggetti interessati, istituzionali e non (al contrario di quanto fatto finora) per discutere delle prospettive e soprattutto per confrontarsi sui progetti di riconversione (Jesi e Fermo). Questo tavolo dovrà avere tra i temi principali le politiche energetiche, biomasse comprese, per rendere questa regione sempre più indipendente dal petrolio e dalle fonti fossili, puntando in via prioritaria sul risparmio, sull'efficienza energetica e sulla produzione di energia attraverso rinnovabili, biomasse ecc.
Secondo Legambiente il fulcro del PEAR (che è anche la ragione per cui Legambiente continua a sostenerlo) sta nella filiera corta. Infatti la soluzione ideale per la nostra regione è quella di realizzare piccoli impianti distribuiti nel territorio che bruciano biomasse prodotte in loco sottraendo il meno possibile terreno al food (bruciando prodotti derivanti dalla manutenzione del patrimonio boschivo, dall'utilizzo della rotazione in agricoltura...) Questo disegno di riconversione importa invece quantitativi enormi di biomassa di dubbia provenienza, trascurando le conseguenze sociali ed anche economico-territoriali.
2) Teleriscaldamento industriale e civile per ridurre le emissioni nel territorio.
Ritiene pregiudiziale, indipendentemente dalle dimensioni dell'impianto, che la Regione e gli enti locali esigano l'utilizzo totale del calore prodotto attraverso il teleriscaldamento ad uso industriale e civile (non come è accaduto fino ad oggi sia alla Turbogas di Jesi sia a Falconara all'interno della raffineria Api dove un quantitativo enorme di acqua calda continua a finire in mare).
Pertanto per Legambiente il calore prodotto dall'impianto deve essere totalmente utilizzato per aumentare l'efficienza e per ridurre le emissioni complessive nel territorio.
3) La centrale ricade nell'Aerca (Area ad elevato rischio di crisi ambientale).
L'impianto si colloca in un'area ad elevato rischio di crisi ambientale (Aerca) dove i livelli di inquinamento dell'aria quest'anno hanno già superato i valori previsti dalla legge. Quindi qualsiasi ulteriore impianto si andrà a collocare dovrà migliorare nel complesso la situazione e non appesantirla né sotto l'aspetto delle polveri sottili né sotto quello dell'inquinamento generale.
Legambiente chiede infine alla Regione di aprire sin da ora un tavolo di confronto vero con tutti i soggetti interessati, istituzionali e non (al contrario di quanto fatto finora) per discutere delle prospettive e soprattutto per confrontarsi sui progetti di riconversione (Jesi e Fermo). Questo tavolo dovrà avere tra i temi principali le politiche energetiche, biomasse comprese, per rendere questa regione sempre più indipendente dal petrolio e dalle fonti fossili, puntando in via prioritaria sul risparmio, sull'efficienza energetica e sulla produzione di energia attraverso rinnovabili, biomasse ecc.
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